(segue) Cinque anni dopo San Sepolcro
(24 marzo 1924)
[Inizio scritto]
Signori, non dovete prendere
troppo alla lettera le mie parole antiparlamentaristiche. Le mie
antipatie e le mie simpatie sono note, ma su di esse non costruisco
la mia politica. Quando ho parlato di ludi cartacei e ho detto che le
legioni valgono più dei collegi, io lo ho fatto per frenare un
poco le impazienze schedaiole. Perché non voglio che tutto il
partito sia affetto in un breve lasso di Tempo di questa malattia.
Voglio che un reparto del partito funzioni nel Parlamento, ma che il
partito resti fuori intatto a controllare e sospingere i suoi
rappresentanti. Essere quello che deve essere, e cioè una
riserva sempre intatta della Rivoluzione fascista.
E che cosa faremo facendo
regolarmente funzionare il Parlamento? Perfezioneremo la riforma. Non
è il mio un eccesso di onestà politica, se vi dico che
non tutte le riforme del Governo fascista, che ha varato mille e
settecento leggi, sono perfette, perfettissime. Le perfezioneremo.
Andremo incontro al Mezzogiorno.
Non lo dico per cattivarmi le vostre simpatie, per aumentare il
numero dei voti. La realtà è questa. L'Alta Italia
ormai è giunta ad un elevato grado di civiltà
meccanica, è ormai allo stato di saturazione. Il Mezzogiorno
d'Italia è ancora in ritardo. Le regioni sulle quali si è
appuntato il mio occhio di Capo del Governo sono: nell'Alta Italia,
l'Istria; nel Meridionale, la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e
la Sardegna. Quando si parlava della questione meridionale, si
diceva: «La questione dell'Italia Meridionale è una
questione di ordine pratico: case, strade, ponti, acqua».
Ebbene, il Governo fascista ha agito su questo terreno. Il Governo
fascista ha dato 240 milioni per l'acquedotto pugliese, 85 milioni
per il porto di Bari, 3 milioni per l'acquedotto della Basilicata,
500 milioni per le strade della Calabria, 500 milioni per la
ricostruzione dei paesi devastati dal terremoto.
(segue...)
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