(segue) Cinque anni dopo San Sepolcro
(24 marzo 1924)
[Inizio scritto]
Signori, bisogna essere o prò
o contro, o Fascismo o antifascismo. Chi non è con noi è
contro di noi. La lotta politica in Italia non ebbe mai una
semplificazione più precisa di questa. Il passato è la
garanzia dell'avvenire. Non possiamo deflettere. La marcia può
avere dei rallentamenti o delle accelerazioni, ma marciare bisogna.
Bisogna andare innanzi. Bisogna fare grande l'Italia. Questa è
la meta infallibile del Fascismo. Lo stato unitario esiste. Oserei
dire che esiste, da quando il Fascismo ha innalzato i suoi
gagliardetti di battaglia e di vittoria. Voi siete la testimonianza
che lo Stato in Italia esiste, voi che rappresentate tutte le città,
che rappresentate tutti i Comuni, dall'Alpi alla Sicilia, anche i
Comuni così detti allogeni, dove stanno dei cittadini che
devono essere devoti all'Italia perché ormai le loro sorti
sono legate indissolubilmente alle sorti della Patria comune. Signori
Sindaci, ritornate ai vostri paesi, convocate il popolo nelle piazze,
portate ai fascisti e al popolo tutto il saluto del Governo. Agite
con me, collaborate con me per dare agli italiani il senso gioioso,
eroico e umano della vita. Suonate a stormo le vostre gloriose
campane, innalzate nel cielo purissimo i vostri gagliardetti e i
vostri gonfaloni e dite: «Giovinezza d'Italia, anche nella
giornata del 6 aprile noi ti vogliamo vedere incoronata coi lauri
della vittoria!».
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