Su l'indirizzo di risposta al Discorso della Corona
(7 giugno 1924)
Alla Camera dei
Deputati, nella tornata del 7 giugno 1924 si chiuse la discussione
sull'indirizzo di risposta al Discorso della Corona. Tale indirizzo
era stato redatto dall'On. Salandra. In questa occasione il Duce
pronunziò il presente discorso, che costituiva una disamina
generale della situazione politica italiana. Dagli elementi polemici
che esso contiene si rileva l'opera ostruzionistica con cui i
superstiti Partiti cercavano di fermare l'ascensione del Fascismo; si
rileva cioè quello stato d'animo, proprio di grette e
impotenti camarille politiche, che sembrava in attesa di un pretesto
qualunque per coonestare la propria attività dissolvente.
Onorevoli Colleghi! Signori!
Sono stato molto incerto se
prendere la parola durante questa discussione che è stata
seguita con qualche segno di fastidio da parte del Paese. Mi sono,
cioè, domandato se era necessario aggiungere un mio discorso a
tutti quelli che sono stati provocati dal discorso della Corona e dal
controdiscorso redatto dall'on. Salandra.
Poi mi sono detto che
evidentemente si aspettavano mie dichiarazioni di ordine
squisitamente politico. Io vengo vivamente incontro al vostro
desiderio, ma essendo il mio un discorso politico, sarà quindi
polemico, e, può darsi, anche un poco irritante.
La discussione che si è
svolta in questa settimana non ha posto dei problemi di ordine
legislativo, perché non poteva porne, ma io credo che non
abbia posto neppure problemi di ordine politico; ha posto soltanto, a
mio avviso, problemi di ordine psicologico, problemi che chiamerei di
convivenza.
Si tratta di sapere, cioè,
se le nostre reciproche suscettibilità, che sono accesissime —
ma questo dimostra che c'è stata una rivoluzione, e la
rivoluzione continua, perché appunto sono accese le passioni
che determinano i fatti rivoluzionari — permetteranno che il
Parlamento possa funzionare. Io spero di sì, se ognuno di noi
si renderà conto della propria personale e politica
responsabilità.
(segue...)
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