(segue) Su l'indirizzo di risposta al discorso della Corona
(7 giugno 1924)
[Inizio scritto]

      Ma io vi dimostro come qualmente la libertà in Italia sia sconfinata.
      In Italia, dopo 20 mesi di Governo fascista, è permesso di stampare un giornale a Roma, in data 11 maggio, che dice: «L'epoca delle barricate si profila imminente all'orizzonte politico, e noi dobbiamo lavorare a renderla più prossima possibile».
      Sono dei pietosi desideri, ma è evidente come questo si possa stampare a Roma, dove si stampa pure regolarmente un giornale anarchico.
      Un altro giornale sindacalista comunista, nel numero speciale del 15 maggio, dice: «Convinti che l'abbattimento della dittatura fascista sarà in Italia conseguenza di un periodo di aperta guerra civile, dobbiamo curare nel Partito e nella parte migliore delle masse l'allenamento necessario a guardare con freddezza a questa necessità e ad affrontarla con forze e mezzi adeguati».
      Un altro giornale, sempre di Roma, L'Italia libera, n. 4, dice: «In realtà noi ci opponiamo, noi combattiamo contro una truffa organizzata ai danni del popolo italiano».
      Mi si accusa, fra l'altro, di aver fucilato nientemeno che sessantatremila operai italiani!...
      Contro questa campagna diffamatoria e velenosa, che purtroppo ha prodotto all'estero anche le sue vittime, il Governo è stato costretto a premunirsi per impedire che il contagio dilagasse fra le nostre popolazioni, prescrivendo il sequestro di numerosi giornali all'atto dell'entrata nel Regno, giusta la facoltà contenuta nelle disposizioni sul servizio della corrispondenza.
      Ma consona a quella all'estero è l'attività calunniosa e colpevole che l'opposizione svolge nel nostro Paese e della quale abbiamo dato qualche esempio nella prosa dianzi citata.

(segue...)