(segue) Su l'indirizzo di risposta al discorso della Corona
(7 giugno 1924)
[Inizio scritto]

      E la definizione dice: «Lo Stato sarebbe una immensa transazione, dove la possidenza e il commercio, la porzione legittima e la disponibile, il lusso e il risparmio, l'utile e il bello, conquistano e difendono ogni giorno, con imperiose e universali esigenze, quella quota di spazio che loro consente la concorrenza degli altri sistemi. E la formula suprema del buon governo e della civiltà è quella in cui nessuna delle dimande né l'esito suo soverchia le altre e nessuna del tutto è negata».
      Potremmo afferrarci a questa definizione che ci piace.
      Si parla ancora di illegalismo. Ma è finito da tempo: e quando mi hanno detto che a Pisa erano avvenute cose gravi, non solo io ho destituito il Prefetto, ma ho dato l'ordine di mettere in carcere tutti i colpevoli.
      Lo stesso è avvenuto in altre località, e voi lo sapete, quindi io non faccio che ripetere.
      L'illegalismo è in evidente diminuzione. Gli stessi socialisti, che una volta occupavano le pagine dei loro giornali per raccontare come in quasi ciascuno degli ottomila villaggi d'Italia erano avvenuti scioperi e violenze, oggi tacciono! Ed è bene che sia così! Ne sono contentissimo!
      Quanto poi alla normalizzazione, bruttissima parola venuta dal gergo dell'industria dove significa standardizzazione, che cosa significa?
      Parliamoci chiaro! Significa tornare come prima? Significa vedere una Camera che esautora il potere esecutivo, significa vedere una Camera irrequieta, insofferente, che dà l'assalto alle famose diligenze di cui si parla nelle cronache vecchie del tempo?
      Significa riprendere il ritmo di una vita che la rivoluzione ha evidentemente spezzato?
      Se tutto ciò significa, dichiaro che sono contro questa normalizzazione, che non ha nulla a che vedere con i problemi cosiddetti interfascisti della revisione e dell'antirevisione.

(segue...)