(segue) Su l'indirizzo di risposta al discorso della Corona
(7 giugno 1924)
[Inizio scritto]

      Ci si è detto: «Non avete spodestato le vecchie classi! È un errore!».
      Mi dispiace di dover portare dei casi personali, ma proprio in questi giorni ho dato il passaporto all'onorevole Nitti che è un rappresentante delle vecchie classi spodestate.
      D'altra parte, onorevole Facchinetti, non bisogna credere che la rivoluzione sia una cosa per cui tutti si collocano, applicando il detto: «Levati di lì che mi ci metto io!». Sarebbe grave errore. Niente adatto.
      Vi sono autentici valori nei regimi vecchi, uomini probi, valorosi, che possiedono il meccanismo interno dell'amministrazione. Se noi li avessimo defenestrati, ci saremmo trovati in gravissimi imbarazzi! È quello che avviene in Russia.
      Si è proceduto, lassù, nei primi mesi del 1918, ad una razionale sistematica demolizione e defenestrazione di tutti i vecchi uomini. A un certo momento, poi, li hanno dovuti richiamare, perché non erano tutti sostituibili.
      Voi vedete che molte di queste accuse sono veramente povere. Non hanno un significato, non sono cose concrete. L'opposizione ci deve essere! Se non fosse a sinistra sarebbe tra noi; quindi è preferibile che sia su quei banchi piuttosto che dividere le nostre file.
      L'opposizione è necessaria; non solo, ma vado più in là e dico: può essere educativa e formativa.
      Ma allora ci si domanda: «Perché siete così irrequieti, così insofferenti?».
      Non è l'opposizione che ci irrita. È il modo della opposizione.
      Qualche volta l'opposizione è opposizione piena di rancori, che si mette in un angolo: ha perduto il treno e sta allo spigolo della stazione ad aspettare il successivo!

(segue...)