(segue) Su l'indirizzo di risposta al discorso della Corona
(7 giugno 1924)
[Inizio scritto]
Il Governo presenterà i
progetti di legge alla Camera, che li discuterà, li
migliorerà, li approverà. Così intendo
l'attività legislativa del Parlamento di domani. Infine,
rinvigorire tutte le forze dello Stato e cercare di inserire nella
vita della Nazione tutte le forze che alla Nazione vogliono venire.
Oggi, a 20 mesi di distanza, io,
che non mi sento infallibile affatto, che sono uomo come voi, con
tutti i difetti e le qualità che la natura umana comporta, io
stesso dico, oggi, come venti mesi fa, che io non cerco nessuno, ma
non respingo nessuno, perché l'opera di ricostruzione della
Patria è ancora difficile, è ancora lunga, e tutte le
competenze, e tutti i valori, e tutte le buone volontà devono
essere utilizzate.
Infine, poniamo il problema nei
suoi termini concreti: che cosa pensate di fare? Come pensate di
uscire (non parlo dei comunisti che sono fuori di questione) come
pensate di uscire da questa vostra pregiudiziale che vi immobilizza?
Con un tentativo insurrezionale? Ma non c'è da pensarci
nemmeno; voi non ci pensate nemmeno, non vi passa nemmeno per la
controcassa dell'anticamera del cervello, perché voi sapete
che in 24 ore, anzi 24 minuti, tutto sarebbe finito.
Tupini. — La respingiamo per
principio, noi!
Mussolini. — Voi siete fuori
di questione.
Se voi escludete dalle vostre
possibilità di domani il conato insurrezionale, e non avete
avuto mai l'animo di blanquisti — ve ne ho dato io un, po' di
blanquismo nel 1912 e nel 1913 — voi dovete certamente fare
l'esame di coscienza e dire: «Che cosa succede di noi?».
Perché non si può essere assenti, non si può
rimanere sempre estranei; qualche cosa, bene o male, bisogna dire o
fare, una collaborazione positiva o negativa deve esserci, nel vostro
stesso interesse; perché il giorno in cui restate assenti,
indifferenti, come gli stiliti che stanno sulle colonne ad aspettare
il miracolo, voi vi sarete condannati all'esilio perpetuo dalla
storia.
(segue...)
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