Ai combattenti romani
(7 agosto 1924)


      Le parole pronunciate dal Duce al Congresso nazionale, il 4 agosto 1924, e l'Ordine del giorno votato il 5 agosto su le polemiche suscitate dal Convegno di Assisi, provocarono in ogni parte d'Italia le più calde manifestazioni dei combattenti per il Fascismo. Chiusosi il Congresso, il 7 agosto, la Sezione Romana dell'Associazione Combattenti si recò in corteo a Palazzo Chigi; e il Duce rivolse, alla folla adunata in Piazza Colonna, le seguenti parole:

      Commilitoni!
      Vi sono grato, profondamente grato, per questa vostra manifestazione di solidarietà e di simpatia, anche perché voi sapete che io non l'ho minimamente sollecitata. È un gesto spontaneo, assolutamente spontaneo, e non è quindi una ricerca di facile e rinnovata popolarità.
      Commilitoni! Voi ricordate che pochi mesi or sono, in questa stessa piazza, all'indomani del plebiscito elettorale, di fronte ad una moltitudine imponente come questa, io dissi e proclamai, rivolgendo un caldo appello a tutto il popolo italiano, che le fazioni dovevano scomparire purché la Nazione fosse grande essa sola.
      Noi siamo convinti di avere raccolto questo appello. Noi lo abbiamo enunciato con tutta sincerità, con vero amore fraterno. Lo hanno raccolto quelli dell'altra riva?
      Ebbene, ciò malgrado, malgrado il quotidiano illegalismo morale con cui si percuote perfidamente e sinistramente tutto il Fascismo italiano dipingendolo per quello che assolutamente non è; malgrado ciò io vorrei in quest'ora rinnovare l'appello, pur senza cullarmi nella illusione che sarà accolto. Ma è già sintomatico, è già significativo ed eloquente che i combattenti della capitale sentano il bisogno di riaffermare solennemente la loro fede.

(segue...)