Al popolo del Casentino
(26 agosto 1924)
Da qualche tempo,
l'intensità della lotta politica aveva tenuto il Duce avvinto
alla sua polemica, con l'eco continua delle beghe dei partiti; ma
presto riprese a parlare direttamente alla folla degli umili, al
disopra di quell'opposizione che tentava invano d'interporsi fra Lui
e il popolo: il 26 agosto 1924 si recò nell'Alto Casentino e a
Soci, nel Castello dei Conti Guidi, parlò ai fascisti e al
popolo di quella regione. Il Sindaco del luogo gli aveva recato il
saluto delle popolazioni, invocando l'aiuto di Dio «perché
all'Italia sia conservato il condottiero dalle mani salde, che sa
condurre la navigazione della Patria in sicuro porto». Il Duce
rispose con le seguenti parole:
Signor Sindaco! Cittadini!
Dopo un lungo silenzio è
oggi la prima volta che ritorno a contatto del popolo. Il luogo è
solenne, la moltitudine è imponente, l'accoglienza è
sincera. Il vostro saluto, pieno di fraterna simpatia, mi è
giunto al cuore.
Non è la prima volta che mi
è accaduto di parlare e di dire cose importanti in piccoli
paesi, di fronte ad un pubblico che non è il solito, ma è
quello più atto a comprendermi.
Sono contento di questa rapida
corsa attraverso la vostra terra che non conoscevo, attraverso
popolazioni degne di un grande passato e di un migliore avvenire.
Sono lieto di questo vostro contatto, perché questo popolo
sano è, secondo l'espressione di Cristo, «il sale della
terra»; è pieno di fede, entusiasta del suo destino.
Voi, signor sindaco, avete chiuso
il vostro discorso con una similitudine marinara che io riprendo: «La
navigazione non è sempre tranquilla; talora il destino fa
all'improvviso scoppiare l'uragano; è allora che il pilota
deve avere la mano salda al timone e, se occorre, farsi legare
all'albero del timone, per tenere fede alla sua rotta».
(segue...)
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