Al popolo di Bibbiena
(26 agosto 1924)


      Nello stesso giorno, 26 agosto 1924, il Duce passò da Soci a Bibbiena, dove, in suo onore, ebbe luogo un ricevimento nel Palazzo Municipale. Al saluto recatogli dall'Avv. Coselschi, il Duce rispose nel modo seguente:

      Signor Sindaco!
      Le accoglienze del Casentino, che io avevo il torto di non conoscere, e di ciò faccio ammenda e penitenza, mi arrivano profondamente al cuore.
      Qui trovo l'anima del popolo di Toscana che, in soli due secoli, ha saputo dare i più bei nomi alla storia d'Italia. Da qui veramente si può ripetere quello che io dissi a Firenze, Patria dello spirito. L'Italia, o Coselschi, non è quella del belletto, è una donna fiera del suo passato e ancor più del suo futuro.
      Quello che è stato fatto non è dipeso da me, ma dal popolo che lavora e che collabora; lavora nei cantieri e nelle officine ed i risultati di questo lavoro ancora non si vedono perché tutto è coperto. Ma presto l'impalcatura che lo nasconde cadrà.
      Cittadini di Bibbiena, uomini vibranti di fede: sono sicuro che voi con gli altri costruirete questa Italia come la vedo io, e così dopo il definitivo trionfo voi direte ai vostri figli: passò il Fascismo vivificatore e la Patria nostra è rimasta la terra dei grandi maestri, degli insigni artefici, dei portatori della civiltà umana.