(segue) Per il piazzale della Vittoria a Vicenza
(23 settembre 1924)
[Inizio scritto]
Non si può essere qui senza
sentirsi invasi da una commozione profonda né si può
sostare in questo luogo senza riandare col pensiero a tutta l'epoca
della nostra lunga, sanguinosa e gloriosa guerra. Voi, o cittadini di
Vicenza, avete vissuto questa guerra; l'avete vissuta veramente da
vicino, avete visto quanti sforzi sia costata al popolo italiano,
avete visto come questa guerra sia stata veramente combattuta da
tutto il popolo. Ed oggi, qui, io voglio ricordare tutti i soldati
d'Italia: da quelli nati sulle alte montagne, dalle quali uscirono i
grandi, eroici, formidabili battaglioni alpini, ai gloriosi fanti di
Romagna e di Abruzzo, di Puglia, di Calabria, della eroica Sicilia,
della eroicissima Sardegna. Tutta questa gioventù magnifica,
ad un dato momento, ha abbandonato casa, famiglia, non ha chiesto il
perché, perché non si doveva domandare, ed è
andata incontro al sacrificio ed alla morte!
Come dobbiamo onorare, veramente
onorare questi umili che si sono sacrificati, come dobbiamo rendere
sempre più alto il culto della Vittoria? Certo questo culto si
esprime anche attraverso alle opere materiali, certo questo piazzale
è destinato a parlare con la grande eloquenza delle nobili
cose alle presenti ed alle future generazioni! Ma le vittorie si
onorano anche e soprattutto in altro modo: bisogna diventare
migliori, bisogna che tutti gli italiani si considerino soldati
fedeli al loro posto, alla loro consegna. Il lavoro tranquillo,
ordinato, intelligente, deve diventare la norma fondamentale di vita
di tutti i buoni cittadini italiani. Bisogna rispettare leggi e
tradizioni, tutto ciò che rappresenta l'elemento spirituale e
fondamentale della vita di un popolo. Se poco fa sono entrato nel
Tempio e mi sono inchinato dinanzi all'Altare, ciò non ho
fatto per rendere un omaggio superficiale alla religione dello Stato,
lo ho fatto per un intimo convincimento perché penso che un
popolo non può divenire grande e potente, conscio dei suoi
destini, se non si accosta alla religione e non la considera come un
elemento essenziale della sua vita privata e pubblica. Se voi che mi
ascoltate adeguerete i vostri atti a queste parole, vi convincerete
che la Patria si serve soprattutto in silenzio, in umiltà e in
disciplina, senza grandi frasi ma col lavoro assiduo e quotidiano.
(segue...)
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