(segue) Il Governo Fascista e la Nazione
(4 ottobre 1924)
[Inizio scritto]
O si poteva fare contro. Ma allora
si sarebbe avuta la guerra civile. Altro pericolo mortale per
l'Italia.
Noi l'abbiamo fatta invece al di
fuori, rispettando l'Esercito, lasciandolo estraneo, totalmente
estraneo a questa che era una contesa politica, fra una classe
politica evidentemente in decadenza ed una classe politica in
formazione che voleva il suo posto al sole.
Fu rispettata la Chiesa,
rispettato lo Statuto.
Infatti feci un Governo di
coalizione e mi presentai alla Camera.
Si dice: ma voi teneste un
discorso assai duro. Naturale. Sapevo a chi parlavo. Io sapevo che mi
si subiva, che mi si tollerava, con rancori inespressi ma
profondissimi. Ed io non potevo mentire a me stesso fino al punto di
non far sentire a costoro ciò che io veramente pensavo.
Chiesi i pieni poteri. Se io non
avessi avuto i pieni poteri non si faceva nulla. Durante il periodo
dei pieni poteri, brevissimo del resto, un anno (e quando sono
scaduti tutti volevano ancora porgermeli ed io non ne ho voluto
sapere) durante questo periodo di pieni poteri ho l'orgoglio di dire
che si son fatte grandissime cose.
Si dice adesso: Voi non avete
fatto che applicare ciò che si era già studiato dai
vostri predecessori. Può darsi. Si era studiato per
cinquantanni, ma non si erano mai trovati i cinque minuti di coraggio
civile necessari per prendere una decisione alla fine.
Ci sono delle riforme che io
vorrei chiamare di ordine fondamentale, tra le quali,
principalissima, quella della burocrazia.
Con questa riforma, della quale io
sono gelosissimo, noi abbiamo dato non solo uno stato giuridico ai
504 mila funzionari dello Stato italiano, ma li abbiamo messi tutti
nelle gerarchie. Ognuno sa bene come comincia e come finisce.
(segue...)
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