(segue) Il Governo Fascista e la Nazione
(4 ottobre 1924)
[Inizio scritto]

      Immaginate dunque se io posso accettare o soltanto esaminare condizioni che mi possono venire da un congresso qualsiasi.
      Come dicevo nel principio del discorso vogliamo parlarci chiaro, schiettamente.
      Che cosa è questa normalizzazione?
      Io credo che vi sia un errore di vocabolo. Credo che si voglia dire normalità.
      La normalizzazione è una parola di cui non riesco ancora a decifrare il significato.
      Se mi si dice normalità, io capisco perfettamente.
      La parola normalità è perfettamente intelligibile al mio cervello. Credo di capire anche che cosa voglia dire la normalizzazione. La normalizzazione dovrebbe consistere nella possibilità di sbarazzarsi di questo Governo attraverso un semplice voto parlamentare.
      Ora io ho la mia teoria sui Governi, molto semplice, alcuni diranno lapalissiana: io credo che faccia più bene a una Nazione un Governo di mediocri ma continuo, che un Governo di genii ma discontinuo e sottoposto a tutti i capricci delle assemblee parlamentari.
      Si dice: ma allora voi volete rimanere sempre al potere incrostati come l'ostrica allo scoglio. No. Il problema noi lo esaminiamo da un altro punto di vista. Noi non siamo arrivati al potere per la via ordinaria.
      Non è stato un voto parlamentare con la indicazione così detta di un ordine del giorno che ci ha dato il potere. Su questo terreno siamo intransigenti. Dipende da un fatto che molti dimenticano, che noi abbiamo un grande sacrificio di sangue. Noi abbiamo lasciato migliaia di morti lungo le strade e sulle piazze d'Italia. Noi non possiamo considerarci alla stregua di tutti i partiti e considerare il Parlamento come l'unico ambiente nel quale tutte le situazioni politiche di una nazione in momenti eccezionali trovano la loro soluzione ordinaria e regolare.

(segue...)