(segue) Il Governo Fascista e la Nazione
(4 ottobre 1924)
[Inizio scritto]

      Se la parola normalizzazione nasconde questo significato ambiguo, la respingo. Se vuol dire normalità, la accetto.
      Io vi confesso molto apertamente che contro la libertà io ho scritto delle cose durissime come altri scrittori scrivono delle cose ferocissime contro l'autorità.
      Quando leggo che si reclama la libertà assoluta, mi domando se si vive in un mondo di persone ragionevoli.
      Se c'è un dato storico, è che tutta la storia della civiltà, dall'uomo delle caverne all'uomo civile o sedicente civile, è tutta una limitazione progressiva della libertà.
      Gli uomini ammonticchiati nelle città o nelle nazioni moderne, debbono continuamente limitare la loro libertà, non esclusa quella di movimento. Il concetto assoluto di libertà è arbitrario. Nella realtà non esiste. Ma poi all'atto pratico dove sono le violazioni della libertà? Dove? Il decreto sulla stampa.
      Ebbene, non si è mai detto tanto male del Governo come da quando quel decreto è in funzione o dovrebbe essere in funzione. Il che significa che non è liberticida come si vorrebbe dare a intendere. Anche qui c'è un equivoco. Vogliamo andare al fondo delle cose. Si vorrebbe questa libertà: di fare dei cortei con delle bandiere rosse, di fare dei grandi comizi nelle pubbliche piazze, magari fracassare delle vetrine, di rovesciare i cordoni dei carabinieri, gridare viva Lenin, di ricominciare insomma l'andamento degli anni scorsi che fu stroncato dal sangue delle camicie nere.
      Ora questa libertà io non la dò, non la voglio dare anche perché coloro che me la chiedono sono quelli che, se domani l'avessero, l'annullerebbero di fatto.

(segue...)