(segue) Il Governo Fascista e la Nazione
(4 ottobre 1924)
[Inizio scritto]

      In tutto il mondo da due anni non si fa che discutere del Fascismo. È sorta una letteratura in tutte le lingue. Individui partono dal Giappone, dalla Cina, dall'Australia per venire a studiarlo. Evidentemente anche là si soffre dei mali di cui noi abbiamo sofferto. Fastidi dell'autorità.
      Abbiamo eretto degli altari a degli idoli e non abbiamo avuto il coraggio di disfarcene. Un popolo che vuole la sua indipendenza dallo straniero deve innalzare la grande bandiera della libertà. Il liberalismo operò bene nel Risorgimento. Ma un popolo per giungere alla potenza ha bisogno della disciplina. La potenza è la risultante di una coordinazione di sforzi di tutti i cittadini che si sentono al loro posto, ognuno pronto al suo dovere. Non vi è da farsi illusioni se ogni tanto qualche rivoletto si allontana dal Fascismo. Io richiamo la vostra attenzione su questo fenomeno singolarissimo che i giovani piuttosto che entrare nei vecchi partiti antifascisti preferiscono foggiarne dei nuovi.
      Evidentemente questi vecchi partiti non devono dire più nulla alla generazione che è uscita dalla guerra.
      Attorno al Governo c'è il consenso. D'altra parte il Governo ha tenuto fede ai suoi impegni; nel giugno e nel settembre. Nel giugno ha aperto le carceri. I cittadini che sono colpevoli pagheranno. Nel settembre il Governo ha tenuto fermi i fascisti. Oh quante telefonate il lunedì sera a Roma quando si temeva la seconda ondata, la notte di San Bartolomeo e simili fantasie. Vi era un terrore pazzo.
      Si è visto che solo col mio richiamo di Capo del Governo e del Partito, i fascisti hanno smesso ogni tentativo di rappresaglia. Questo è un merito che non si può negare al Governo.
      Vengo ai problemi di domani. Sono problemi che fanno tremare le vene e i polsi, sono problemi che qualche volta mi angosciano profondamente. C'è una parte d'Italia che è indietro di 50 anni, dico 50 anni, ma forse potrei dire un secolo.

(segue...)