(segue) Il Governo Fascista e la Nazione
(4 ottobre 1924)
[Inizio scritto]

      Vi sono a Napoli, nella città del sole, dei sorrisi, del mare, tutto incantesimi e azzurro, vi sono 70.000 famiglie che vivono nei «bassi». Ora chi ha visto il «basso» napoletano avrà avuto un'impressione di umiliazione profonda.
      Vi sono centinaia di comuni che non hanno strade, migliaia che non hanno acqua, decine che non hanno cimiteri.
      Vi sono fra Messina e Reggio Calabria almeno centomila italiani che vivono nelle baracche costruite nel 1908. È uno spettacolo spaventevole, disonorante.
      Quale è il dato fondamentale del nostro problema? È il nostro sviluppo demografico. Si nasce molto in Italia. Ne sono contentissimo. Ma io non farò propaganda di maltusianesimo o di neomaltusianesimo. Io non credo fra l'altro alla serietà scientifica di queste dottrine. Il solo fatto che la decadenza spaventa le altre nazioni, significa che noi dobbiamo essere soddisfatti del nostro sviluppo rigoglioso. Si nasce in 440.000 persone in più ogni anno. Siamo ben quaranta milioni in questa piccola penisola!
      Voi vedete allora quali formidabili problemi balzino allo spirito dinanzi a queste cifre. Bisogna utilizzare il nostro territorio fino all'estremo, bonificare fino all'ultimo acquitrino, fare delle strade, apprestare dei porti, portare al massimo dello sviluppo tecnico le nostre officine, industrializzare l'agricoltura, attrezzarsi perché, salvo per alcune plaghe dell'alta Italia, tutto il resto dell'Italia è in condizioni assai arretrate.
      Abbiamo i mercati chiusi. Quando un popolo cresce, non ha che tre strade dinanzi a sé: o si vota alla sterilità volontaria e questo gl'italiani sono troppo intelligenti per farlo; ovvero fa la guerra; oppure cerca dei mercati per lo sbocco del suo di più di braccia umane.
      Richiamo la vostra attenzione sulla situazione generale. Un astro sorge di nuovo sull'orizzonte, l'astro tedesco. La Germania che credevamo schiacciata è già pronta. Voi ne sentite la presenza. Si prepara formidabilmente alla sua rinascita economica.

(segue...)