(segue) Il Governo Fascista e la Nazione
(4 ottobre 1924)
[Inizio scritto]
Il Fascismo è la
espressione più calda di questa rinnovata coscienza.
Signori, non ho parlato soltanto a
voi, ma per mezzo vostro, grazie al vostro invito cortese, ho voluto
parlare ancora una volta al popolo italiano.
Ancora nello
stesso giorno, 4 ottobre 1924, il Duce passò dal Cova a
Palazzo Marino, ove la folla acclamante in Piazza della Scala
chiedeva insistentemente d'udire la sua parola. Affacciatosi al
balcone di Palazzo Marino, Egli rivolse al popolo adunato le seguenti
parole:
Camicie nere!
Riconosco il vostro grido che è
un grido di promessa e di fede. Riconoscete voi il vostro Capo?
Ebbene, il vostro Capo è
fedele come voi gli siete fedeli e come tutti insieme siamo fedeli
alla Nazione.
Se l'ora fosse più propizia
io vorrei rievocare gli anni passati, gli episodi della vostra
passione e le nostre battaglie. Noi siamo gli stessi: quelli che
erano un piccolo manipolo, che sapevano tenere la piazza contro la
folla aizzata dai cattivi pastori, siamo noi che abbiamo sbarazzato
il terreno della nostra storia dalle vecchie classi politiche.
Nulla è cambiato nello
spirito nostro. La nostra fede è la stessa e la nostra
disciplina non conosce limiti. È inutile pensare di poter
frenare l'impeto della nostra gagliardia. Questo non lo dimentichino
coloro che ci provocano e ricordino che se voi siete fermi lo è
per volontà mia.
Ma non è patriottico, non è
umano, non è italiano il quotidiano martellamento delle
calunnie e delle insinuazioni. Noi teniamo saldo nelle nostre mani il
Governo nella più rigida disciplina e per il bene del Paese.
A chi l'Italia?
A chi Roma?
A chi la disciplina?
(A tutte le domande, la folla
grida: «A noi!». Dopo l'ultimo «A noi!», il
Duce conclude):
(segue...)
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