Il sesto anniversario della Vittoria
(4 novembre 1924)
Il 4 novembre
1924, la celebrazione del sesto anniversario della Vittoria seguiva,
nello stesso alone d'entusiasmo e di fervore, la celebrazione del
secondo anniversario della Marcia su Roma. All'Augusteo, in Roma,
dopo un discorso dell'on. Paolucci e la lettura di una lirica del
Coselschi, il Duce rivolse, ai giovani e ai combattenti, le seguenti
parole:
Giovani! Combattenti di Roma!
Voi volete che io aggiunga la mia
parola? Ma forse, dopo l'alato discorso della medaglia d'oro Paolucci
e dopo il poema del poeta e decorato Coselschi, ogni parola può
essere superflua. Anche perché questa adunata, questa
imponente magnifica moltitudine di autentico popolo è di per
se stessa una poesia.
Di una cosa vi ammonisco
severamente ed è di nulla aggiungere fuori, nelle strade,
perché ogni incidente la guasterebbe e ne turberebbe il
solenne significato. Io sono sicuro che voi mi obbedirete, anche
perché, malgrado l'esuberanza, voi non siete sordi all'appello
della necessaria disciplina.
Gioventù di Roma! Gioventù
d'Italia! Bella, fresca gioventù, che sboccia in questi tempi
come una primavera fiammeggiante nel cielo della Patria: io sono
sicuro — ho questa suprema e divina certezza nell'animo —
che se domani, per avventura, la grande campana della storia suonasse
e chiamasse all'appello, tu, gioventù che hai ancora fulve le
chiome, solidi i garretti, l'occhio limpido, che si affaccia per la
prima volta alla vita, tu scenderesti al canto degli inni della
Patria, popoleresti il cielo della Patria, il mare della Patria, le
frontiere della Patria!
Saresti disposta a morire, pur di
vincere?
(«Sì!», urla la
moltitudine).
(segue...)
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