(segue) La politica estera alla Camera
(15 novembre 1924)
[Inizio scritto]
In linea di massima non si può
essere pregiudizialmente contrari a questi tentativi, ma bisogna
essere assai prudenti e circospetti.
Intanto questo protocollo non è
stato firmato che dalla Francia e da altre piccole dieci Nazioni.
L'Inghilterra non lo ha ancora firmato. Il Giappone sta incerto.
L'Italia ci pensa prima di impegnare il suo avvenire con una firma. E
in questa meditazione non ci sono dei reconditi pensieri o dei piani
misteriosi. Noi siamo in una condizione di inferiorità come
materie prime, siamo oggi stati colpiti rudemente dall'Immigration
Bill. Non basta dire da parte dei popoli che sono arrivati: «stiamo
tranquilli», perché se noi non sappiamo dove mandare il
nostro dippiù di umanità, se non sappiamo dove trovare
le materie prime che ci devono far vivere all'interno, questa è
una pace di aguzzini, non è la pace degli uomini liberi ed
umani veramente!
Se il 1924 fu grave per noi a
cagione di questa legge restrittiva, quasi proibitiva, dell'America
nei confronti dell'Italia, nel 1925, nel gennaio, scadono tutte le
clausole del Trattato di Versailles che concernevano i rapporti
doganali della Germania con gli altri paesi.
Dobbiamo fare un trattato di
commercio con la Germania. Non dovete credere che sia una cosa di
ordinaria amministrazione... È un fatto di alta importanza
politica, economica e sociale. È perciò necessario
prepararci diligentemente alla trattazione prima e alla conclusione
poi di questo trattato.
E, a proposito della Germania,
debbo notificare alla Camera che io sono favorevole all'ingresso
della Germania nella Lega delle Nazioni (e ho in questo senso già
risposto); io sono anche favorevole a che la Germania abbia un posto
permanente nel Consiglio della Lega stessa.
Le ragioni sono evidenti:
aumentando i membri di quel Consiglio aumentano le possibilità
di una maggiore, legittima, scrupolosa tutela dei nostri interessi.
(segue...)
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