(segue) La politica estera alla Camera
(15 novembre 1924)
[Inizio scritto]

      Già, è un dicastero squisitamente politico; ma dichiaro che se c'è un dicastero più politico di tutti gli altri è precisamente il dicastero degli Esteri, tanto è vero che in tutti i paesi il capo del Governo è quasi sempre anche ministro degli Esteri, tanto è vero che in tutti i paesi le grandi discussioni ed i grandi problemi agitati dalle Camere elettive e dinanzi alla coscienza dei popoli sono precisamente i problemi di politica estera quali l'occupazione e lo sgombero della Ruhr, e per la Germania l'accettazione o la ripulsa del piano Dawes. Questi sono i problemi essenziali; non il sapere se qualche commissario regio o qualche prefetto non è ancora a posto...
      Ragione per cui per evitare che si cominci con ipocrisie e con restrizioni mentali io chiedo, invito coloro i quali vorrebbero votare contro, ad anticipare e a cominciare col votare contro in materia di politica estera.
      Con ciò obbedisco anche ad un imperativo categorico di ordine morale, ed è questo: di fare considerare la politica estera di un grande Stato come una cosa d'importanza basilare che sta al di sopra di tutti gli altri dicasteri, come avviene, dicevo, in tutti i paesi del mondo.
      D'altra parte la politica estera è legata a quella interna. Se io ho dovuto risolvere il problema di Fiume con una transazione che feriva passioni nobilissime, l'ho potuto fare perché c'era una disciplina all'interno, perché tutti hanno capito che questo si doveva fare!
      Se l'Italia è andata a Corfù e se ha evacuato Corfù nei termini prescritti, dopo avere avute tutte le necessarie soddisfazioni, lo ha fatto perché all'interno c'era una disciplina, perché io avevo dichiarato in questa stessa Assemblea che la politica estera armata, quella che impegna la Nazione nel suo sangue e nei suoi averi, la fa soltanto il Governo responsabile.

(segue...)