(segue) La politica estera alla Camera
(15 novembre 1924)
[Inizio scritto]
Con queste dichiarazioni si chiude
una settimana che è stata di alto interesse politico, e si
chiude una discussione attorno alla quale, malgrado i silenzi e le
reticenze, è stato vivo l'interesse della Nazione. Ed è
inutile che io vi dica che anche per l'avvenire seguirò
nettamente le direttive che ho seguite nel passato. Tutte le volte
che mi trovo dinanzi ad un problema di politica estera il quesito che
pongo alla mia coscienza è questo: Giova o non giova alla
Nazione? Giova per oggi o giova anche per domani? È
provvisorio o duraturo? Aumenta o diminuisce la possibilità
della pace? Quando ho risposto in piena coscienza a questi
interrogativi, passo all'azione.
Così, domani, come ho fatto
ieri, io continuerò nella politica di raccoglimento e di
fermezza. Tutelerò tutti gli interessi della Nazione e
cercherò di realizzare il fronte unico della economia italiana
all'estero. Fronte economico e fronte bancario; è tempo che
gli industriali italiani si presentino all'estero, non come dei
gruppi faziosi e rissosi, in concorrenza l'uno contro l'altro, e non
soltanto come dei cercatori di profitti, ma anche come dei grandi
capitani d'industria, che vogliono tenere alto il prestigio della
Nazione.
Finalmente oggi si notano i primi
segni di questo necessario fronte unico. E allora, con una rigida
disciplina all'interno, alla quale in primo luogo debbono sottostare
i fascisti, con una preparazione metodica delle nostre forze
militari, con una politica non aggressiva, ma di fermezza, di
dignità, di prestigio, io sono sicuro che si attingeranno i
più alti e i più prosperi destini della Patria.
Il bilancio degli Esteri fu
approvato con 315 voti favorevoli, 6 contrari, 26 astenuti su 347
presenti.
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