(segue) Al Congresso delle Corporazioni
(26 novembre 1924)
[Inizio scritto]
Il Sindacalismo fascista non
esclude la lotta dalla sua tattica perché se la escludesse,
escluderebbe un elemento della vita.
Voi partite dalla Nazione e alla
Nazione voi dovete arrivare. Se la Nazione è ricca, prospera e
potente e ordinata e laboriosa, il benessere aumenta, la ripartizione
del benessere si fa su più vasta scala. Viceversa, se la
Nazione è inquieta e impoverita e disordinata, senza prestigio
all'estero, il livello in generale della ricchezza si abbassa e si
abbassa anche il livello generale degli individui.
Questa è una legge di ferro
perché è di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
Voglio, prima di chiudere, dirvi
che il Governo Fascista ha gli occhi fissi sopra il problema del
lavoro italiano. Il Governo Fascista, dalla esperienza di 25 mesi, ha
tratto questa convinzione: che i suoi subdoli nemici, i suoi
irreducibili nemici di tutti i giorni, di tutte le ore, non sono da
rintracciarsi fra la massa del popolo del lavoro, ma sono da
rintracciarsi in altri ceti, in altri campi, in altri partiti, in
altri gruppi.
È una gioia viva per me
tutte le volte che gli organizzatori del nostro sindacalismo mi
segnalano le loro conquiste. Anzi, io li prego di tenermi informato
di tutto l'andamento delle vostre organizzazioni sindacali, alle
quali io auguro con spirito di assoluta fraternità il migliore
avvenire.
Partito, organizzazione sindacale,
Comuni, Milizia, son tutte manifestazioni di quel grande fenomeno che
è il Fascismo italiano, battuto dalla tempesta, ma sicuro di
arrivare in porto.
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