La politica estera al Senato
(11 dicembre 1924)


      Al Senato del Regno, nella tornata dell'undici dicembre 1924, S. E. il Capo del Governo, in sede di discussione del bilancio degli Esteri, tenne il seguente discorso:

      Onorevoli Senatori!
      I problemi della politica estera sono almeno importanti quanto quelli della politica interna: a mio avviso, più importanti. E quasi tutti questi problemi che ci affaticano sono stati prospettati durante questi tre giorni di discussione; prospettati, accennati, taluni anche approfonditi. Si è parlato di tutto; necessariamente può darsi che il mio discorso — che io cercherò di contenere in linee schematiche — possa riuscire alquanto succinto; tuttavia è dovere di rispondere a tutte le questioni che sono state poste in questa assemblea.
      Comincio dall'emigrazione. Le cifre demografiche attestano che la popolazione dell'Italia aumenta in media di 446.000 abitanti all'anno. L'Italia, che al principio del secolo XIX aveva dai 22 ai 25 milioni di abitanti, oggi ne ha circa 41 nel suo angusto territorio peninsulare ed insulare, e ne ha otto diffusi in tutte le contrade del mondo.
      Quando voi considerate la sproporzione grandissima, quasi angosciosa, fra le possibilità del nostro territorio che non ha in sé grandi pianure, e la popolazione esistente che è in aumento, voi comprendete che il problema è veramente importante.
      Quali le soluzioni? Giammai io raccomanderò le propagande più o meno malthusiane: anzi dichiaro che reprimerei con misure di polizia una propaganda di siffatta specie. Né si può, né si deve pensare a guerre per la conquista di territori di colonizzazione.
      Allora il problema non offre che una soluzione, o meglio due: una di ordine interno, l'altra di ordine esterno. Quella di ordine interno consiste nell'utilizzazione fino all'ultimo centimetro quadrato del territorio nazionale e di tutte le energie del territorio nazionale. Seconda soluzione: l'emigrazione.

(segue...)