(segue) La politica estera al Senato
(11 dicembre 1924)
[Inizio scritto]
Il problema dell'emigrazione si
complica anche perché molti professionisti non trovano
occupazione. Mentre l'Argentina ha assorbito nell'anno scorso 100
mila contadini, non potrebbe dare occupazione, per esempio, a 100
avvocati.
Dicevo, dunque, preparazione,
selezione, finanziamento del lavoro italiano all'estero. Al centro,
cioè a Roma, un organismo, che è aggregato al Ministero
degli Affari Esteri, si occupa quotidianamente di tutto ciò,
conduce un'inchiesta permanente sulle condizioni dei mercati di
lavoro, e ci mette in condizioni di seguire ogni possibilità
di sbocco della nostra mano d'opera e di approfittarne, a compenso
della restrizione di altri sbocchi più importanti.
Siamo riusciti così a
portare i nostri emigranti a 400.000 nel 1923, e a 260.000 nei primi
otto mesi del corrente anno, da una cifra che nel 1921 e 1922 era
caduta al disotto dei 300.000 emigranti. L'on. Libertini ha parlato
di colonizzazione. Ebbene, il Governo ha cercato di dare il massimo
sviluppo alla emigrazione agricola nei Paesi transoceanici che
offrono la possibilità di colonizzazione.
Si è parlato in vario senso
del Commissariato; ebbene io dichiaro che non si può abolirlo;
che il Commissariato formi parte integrante del Ministero degli
Esteri, ciò va benissimo, ma abolirlo o diminuirlo nelle sue
funzioni o nel suo prestigio sarebbe, a mio avviso, dannoso agli
interessi dell'emigrazione.
Comunque, il Senato sa che io mi
occupo di questo problema, quasi quotidianamente; che tutte le
settimane dedico un giorno, e precisamente il mercoledì, per
trattare col Commissario dell'emigrazione e cogli uffici competenti,
esclusivamente questo problema.
Molti oratori hanno parlato della
nostra espansione intellettuale nel mondo, specialmente il senatore
Pais ed altri.
(segue...)
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