(segue) La politica estera al Senato
(11 dicembre 1924)
[Inizio scritto]

      Fin dalla conferenza di Londra, io posi, e ne fa fede il libro dei verbali, il problema in questi termini: non si può, non si deve, e non sarebbe né umano né giusto concedere delle agevolazioni alla Germania e non ad un Paese alleato. Sarebbe veramente ingiusto che si sollevasse il Paese vinto e non quello alleato. Quindi connessione del problema delle riparazioni con quello dei debiti.
      Voi sapete che all'indomani della guerra, quando l'atmosfera era ancora passionale, si fecero e si lanciarono progetti fantastici. La Germania doveva pagare 1000 miliardi; bisognava punire il Kaiser, anzi si diceva addirittura giustiziarlo. A poco a poco quella cifra si venne riducendo; si arrivò a 200 miliardi, poi a 132, poi si scese ancora più in basso: ora la cifra che sembra universalmente accettata è quella di 50 miliardi. Voi conoscete tutta la storia del rapporto Dawes, l'applicazione che se ne va facendo e quella che se ne farà. Io penso però che fino a quando non sarà stata stabilita la cifra totale delle indennità che la Germania deve pagare, non sarà posta sul tappeto la questione dei debiti.
      Il sen. Artom ha domandato quanto c'è venuto in conto di riparazioni. Abbiamo fatto tanti sacrifici, abbiamo avuto centinaia di migliaia di morti e mutilati, abbiamo avuto una regione invasa. Ebbene, quanto c'è venuto in conto riparazioni dalla Germania, che non ha avuto territori invasi, che ha salvato tutte le sue industrie, che in questo momento si trova in periodo di attiva ripresa per la sua vita economica? Rispondo: le riparazioni che l'Italia ha ricevuto dalla Germania in contanti e in forniture (carboni, prodotti farmaceutici, coloranti, ecc.), ammontano, al 31 agosto, ad oltre 400 milioni di marchi-oro, pari a due miliardi di lire italiane. Queste riparazioni ci vengono assegnate in base alla percentuale del 10 per cento, fissata dal Trattato di Spa, che porta la data del 16 luglio 1919. Durante il periodo critico dell'occupazione francese della Ruhr, fino al novembre 1923, le consegne all'Italia in carbone superano la cifra di 120 milioni di franchi, e nel periodo successivo questa cifra è salita a 260 milioni di franchi.

(segue...)