(segue) La politica estera al Senato
(11 dicembre 1924)
[Inizio scritto]
A questo punto voglio aggiungere
alcune sobrie parole per quanto riguarda il personale del Ministero
che ho l'onore di dirigere. Voi sapete che ho fatto delle riforme
democratiche, oso dire, in quanto ho abolita quella famosa rendita
che creava una discriminazione fra cittadini e cittadini. E poi ho
abolito la netta distinzione fra le due carriere, diplomatica e
consolare. Le riforme attuate, e i concorsi che ad esse seguirono,
hanno migliorato per quantità e per qualità il
personale del Ministero. Tutti i funzionari del Ministero, dal più
elevato al più umile, dal più vicino al più
lontano, rispondono, al centro e all'estero, alle aumentate esigenze
della Nazione, sono ligi al loro delicato dovere e dimostrano un alto
senso di responsabilità. Voglio in vostra presenza mandare il
mio plauso a questi miei collaboratori di ogni giorno e di ogni
fatica.
L'onorevole Schanzer vi ha narrato
per filo e per segno, con una precisione che io ammiro, tutta la
discussione che si è svolta a Ginevra nel settembre scorso;
discussione delicata e difficile. Non credo di mancare di rispetto
verso chicchessia, e credo che gli eminenti membri della Delegazione
italiana me ne possano fare fede, se dico che l'atmosfera di Ginevra
nel settembre era una atmosfera piuttosto lirica, con tendenza al
misticismo.
Dichiaro subito che rispetto il
misticismo e il lirismo; anzi ricordo come il grande Peguy, grande
come scrittore e come cittadino perché è morto per la
sua patria, la Francia, disse che si comincia col misticismo e si
finisce colla politica, il che dimostra che dal misticismo alla
politica vi è una continua degradazione. Comunque, nella
politica estera e nei problemi che concernono i rapporti fra gli
Stati, il lirismo qualche volta può giuocare dei brutti
scherzi. In genere io noto che il popolo italiano e questo lo
considero un segno di maturità civile, si spoglia del suo
donchisciottismo per cui doveva sempre pensare agli altri prima di
pensare a sé stesso, e si dibatteva per tutte le cause, anche
le più lontane e le più strampalate. Adesso un senso di
dignità nazionale, e anche l'esperienza fatta — perché
non abbiamo ricevuta mai troppa gratitudine per i nostri soccorsi —
ci hanno resi un poco cauti e prudenti; del che mi compiaccio.
(segue...)
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