(segue) Discorso del 3 gennaio
(3 gennaio 1925)
[Inizio scritto]

      Ricordo, ed ho ancora nei miei occhi la visione di questa parte della Camera, ove tutti intenti sentivano che in quel momento avevo detto profonde parole di vita ed avevo stabilito i termini di quella necessaria convivenza, senza la quale non è possibile l'esistenza di una assemblea politica di sorta. Come potevo, dopo un successo — lasciatemelo dire senza falsi pudori e ridicole modestie — dopo un successo così clamoroso che tutta la Camera ha ammesso, comprese le opposizioni, per cui la Camera si riaperse il mercoledì successivo in una atmosfera idilliaca, come potevo pensare, senza essere colpito da morbosa follia, di far commettere non dico un delitto ma nemmeno il più tenue, il più ridicolo sfregio a quell'avversario che io stimavo perché aveva una certa «cranerie», un certo coraggio, che rassomigliavano al mio coraggio e alla mia ostinatezza nel sostenere le tesi?
      Che cosa dovevo fare?
      Sono cervellini di grillo quelli che pretendevano da me in quell'occasione gesti di cinismo che io non sentivo di fare, perché ripugnano al più profondo della coscienza, oppure dei gesti di forza.
      Di quale forza? Contro chi? Per quale scopo? Quando io penso a questo, signori, mi ricordo di quegli strateghi che durante la guerra, mentre noi mangiavamo la trincea, facevano la strategia con gli spillini sulle carte geografiche. Ma quando poi si tratta di andare al concreto, al posto di comando e di responsabilità, si vedono allora le cose sotto un altro raggio e sotto un aspetto diverso. Eppure non mi erano mancate occasioni per dare prova della mia energia. Non sono stato ancora inferiore agli eventi.
      Io ho liquidato in 12 ore una rivolta di guardie regie. In pochi giorni ho liquidato una insidiosa sedizione, in 48 ore ho condotto una divisione di fanteria e mezza flotta a Corfù. Questi gesti di energia — e quest'ultimo stupiva persino uno dei più grandi generali di una Nazione amica — stanno a dimostrare che non è l'energia che fa difetto al mio spirito.

(segue...)