(segue) Elogio ai gregari
(28 febbraio 1925)
[Inizio scritto]

      «Le opposizioni sono cadute inconsideratamente nel gioco di Mussolini e qui è il loro errore: l'avere impostato una battaglia senza la decisione di condurla sino in fondo, senza farla anzi; l'avere creduto e lasciato credere alla propria vittoria senza avere nulla in mano che servisse a dare loro tale certezza. Errore di metodo, difetto di azione, mancanza di programma.»
      Questo è l'epicedio dell'Aventino.

      III.
      Tutte le previsioni dell'Aventino, sono state rigorosamente e regolarmente smentite dai fatti. L'Aventino si è illuso che il Partito Nazionale Fascista fosse in disfacimento, solo perché taceva, compresso e castigato. Varrebbe la pena di collezionare i titoli di taluni giornali, per documentare il grottesco di certi profeti! Le giornate del dicembre avranno convinto che l'efficienza numerica e morale del Partito Fascista è semplicemente formidabile in tutte le Regioni d'Italia, non escluse quelle Provincie dove lo scoppiare di piccoli dissidi a sfondo locale personale — del resto sempre più rari — potrebbe far credere il contrario. Il dissidentismo fascista sta al Fascismo come certi funghi stanno alla quercia. Tutti i dissidentismi sono regolarmente morti, non appena la stampa avversaria ha cessato di gonfiarli. L'Aventino si illudeva che il Governo fosse oramai incapace di un ritorno alla «maniera forte», cioè alla maniera «fascista» di Governo che non è necessariamente identica — in tutto e per tutto — alla maniera liberale. Ebbene, ciò si è verificato. Se la maniera non è stata «fortissima» lo si deve al fatto che non ha incontrato resistenza di sorta, e ciò sia detto anche a qualcuno che — piena la testa di classicismo o piuttosto romanticismo rivoluzionario — non crede alla beltà di una rivoluzione senza un congruo periodo di terrore. Il terrore può essere una necessità, non mai un capriccio escogitato per completare con un po' di rosso il panorama storico di una rivoluzione. Sta di fatto che il famoso «paese» e i non meno famosi 39 milioni di italiani, inventati da me e monopolizzati dall'Aventino, non si sono mossi: non hanno levato nemmeno un dito a protestare: non ci sono stati disordini e rivolte, se non su taluni giornali esteri che battono il record del cretinismo internazionale. Meglio ancora. Le masse profonde del popolo italiano hanno gioito di questo ritorno alla maniera «forte» perché il popolo italiano, come tutti i popoli ricchi di fermenti estetici, ama le figure nette e definite: ama una continuità nello stile: un Mussolini che si contaminasse nel trasformismo, non sarebbe più nelle simpatie del popolo italiano, il quale esige una coerenza fondamentale in coloro che pretendono di guidarlo.

(segue...)