(segue) Per gli impiegati statali
(4 aprile 1925)
[Inizio scritto]
Abbiamo dato ai poveri ex
impiegati, ai fedeli vecchi servitori dello Stato, che mi mandano
plichi di telegrammi di ringraziamento, i 178.000 pensionati che
morivano di fame, un aumento di 90 milioni.
Altrettanto dicasi dei maestri,
altrettanto dicasi degli ufficiali in servizio attivo permanente,
abbiamo pensato ai così detti silurati, molti dei quali più
che colpevoli furono vittime.
I ferrovieri hanno avuto la
bellezza di 265 milioni. Totale 715 milioni.
Signori, vi prego di riflettere su
questa cifra, che è una cifra importantissima: 715 milioni
netti. Li stampiamo questi milioni? Me li dà l'on. Lo Sardo
questi milioni?
Basta dirvi un'altra cifra. In
quel Consiglio dei ministri, tenuto nel mio domicilio privato il 30
marzo, abbiamo provveduto, nella misura che voi sapete, a 830.000
persone. E se aggiungete i ferrotramvieri, per cui il provvedimento è
imminente, si arriva a una cifra, non astronomica, ma certamente
enorme, di circa 900.000 persone che sono state beneficiate dal
nostro provvedimento.
Naturalmente ci sono le dolenti
note. E le dolenti note, siccome non vogliamo fare debiti né
stampare moneta, sono rappresentate dai così detti
inasprimenti delle tariffe telegrafiche, postali, ferroviarie e da
altri piccoli ritocchi a quel famoso pianoforte fiscale di cui
parlavo l'altro giorno in Senato. Perché all'ultimo, chi paga,
non è il Consiglio dei ministri. I quali non si sono aumentati
un soldo del loro magrissimo stipendio e me ne vanto, perché
siamo al di fuori dell'Amministrazione pur essendo capi
dell'Amministrazione, così come il capitano che comanda la
compagnia, ma è all'infuori dei soldati.
Tutto ciò alla fine è
pagato dai contribuenti, dal laborioso, grande, buonissimo popolo
italiano. E anche del contribuente e del popolo italiano, bisogna
avere qualche rispetto, quando si tratta di spremergli ancora del
sangue, dato che ormai esso è esausto.
(segue...)
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