(segue) Per gli impiegati statali
(4 aprile 1925)
[Inizio scritto]
Noto che gli impiegati si sono
portati bene. Ci sono nella burocrazia delle pecore scabbiose. Ci
sono e senza ricorrere a quei provvedimenti che si potrebbero dire
liberticidi, dobbiamo prendere queste pecore scabbiose e mandarle
altrove.
E qui certamente i comunisti mi
daranno ragione, perché ciò fanno in Russia i
comunisti.
Noi fascisti, che governiamo da
fascisti, non possiamo assolutamente tollerare che ci siano di coloro
che sono nello Stato, prendono il denaro dello Stato e tradiscono o
sabotano lo Stato.
Del resto il contegno degli
impiegati è stato soddisfacente, e prima e dopo, perché
gli impiegati sanno, lo devono sapere e io lo ripeto, che un mezzo
sicuro per non avere nemmeno un centesimo è quello di
agitarsi.
L'epoca degli agitati, degli
agitatori, delle agitazioni a rotazione permanente, è finita.
Ora gli impiegati, che sanno ciò,
si sono portati benissimo. Hanno capito, loro che sanno come le cose
sono, che lo Stato non poteva fare di più se non voleva
sfondare la cassa, se non voleva precipitare nel baratro.
Signori, il mese di marzo è
stato un mese che si potrebbe dire climaterico. Il Governo fascista
ha dovuto intervenire nell'ambiente finanziario, nel mondo delle
borse, degli affari, perché la gente cominciava ad appetire
troppo i titoli privati e a disamorarsi della nostra lira.
Ed allora ci fu un'operazione
chirurgica, che naturalmente ha prodotto dolori, strilli; ma adesso
tutte le cose sono sistemate.
Poi sono venuti gli scioperi di
iniziativa fascista: il che era contemplato, oserei dire, perché
in un famoso Gran Consiglio del settembre, parlai di una certa
latitudine da darsi agli operai nelle loro condizioni, che erano
veramente disagiate. Ma sono decine e forse centinaia di milioni di
nuovi salari.
(segue...)
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