(segue) Contro la Massoneria
(16 maggio 1925)
[Inizio scritto]

      Coloro fra voi che sono un poco al corrente della storia politica di questi ultimi quindici anni troveranno nel fatto che io abbia presentato questo disegno di legge la riprova della coerenza fondamentale della mia vita. Quando io fascista militavo nel partito socialista italiano — parlo di quindici anni fa — ebbi l'avventura di fare un'esperienza politica di primo ordine, che mi ha molto giovato nel seguito. Anche allora io credevo poco alla democrazia, al liberalismo e agli immortali principi. Anche allora pensavo che la penna è un grande strumento, ma che la spada, la quale a un certo momento taglia i nodi, è uno strumento migliore.
      Facendo inorridire i sedentari del socialismo di allora, che sono quelli di oggi, io patrocinavo nettamente la necessità di un urto insurrezionale che avesse dato alle masse operaie il senso della tragedia. Fu quello l'ultimo sussulto di giovinezza del partito socialista italiano. Esso non si è rialzato più. Dopo la guerra ha avuto un momento di elefantiasi, ma non era uno sviluppo fisiologico, era della patologia sociale.
      E sin da allora mi accorsi che la Massoneria aveva una certa influenza sul socialismo italiano. Accadeva che certi atteggiamenti del gruppo parlamentare, di certi giornali e di certe sezioni fossero il risultato di patteggiamenti che avevano luogo nelle logge. Il fenomeno sotterraneo aveva proporzioni così imponenti che al Congresso di Ancona si decise di mettere la questione della Massoneria all'ordine del giorno. Ci fu tra me e il compianto Raimondo quello che si dice un duello oratorio, e il partito socialista proclamò quasi all'unanimità la incompatibilità fra Massoneria e partito.
      Poi venne la guerra. Anche la Massoneria è uscita un poco stroncata dalla guerra come tutte le organizzazioni a fondo internazionale. Durante questi mesi di governo ho fatto un'altra esperienza ed ho constatato che la Massoneria ha dislocato i suoi uomini in quelli che io chiamo i gangli nervosi della vita italiana. È enorme che dei funzionari di altissimo grado frequentino le logge, informino le logge, prendano ordini dalle logge.

(segue...)