(segue) Contro la Massoneria
(16 maggio 1925)
[Inizio scritto]
Qui è l'essenziale. Non ho
nemmeno eccessive preoccupazioni per le congiure internazionali. Il
male che ci poteva fare questo disegno di legge già ce lo ha
fatto. Lo abbiamo già scontato e del resto non credo che i
massoni d'oltre alpe e d'oltre mare rinunceranno alla difesa dei loro
interessi semplicemente per danneggiare sul terreno morale e politico
l'Italia. Ci potrà essere una rappresaglia ma non sarà
profonda e non ci potrà danneggiare.
Signori, siamo nel secolo della
Vittoria, siamo una nuova generazione. Anche prima della guerra noi
abbiamo sentito la nausea e il disgusto di questa Italia dal piede di
casa, di questa Italia tutta concentrata in una piccola politica
d'ordine parlamentare, di questa Italia che era dominata da uomini
mediocri, che diventavano imponenti semplicemente perché
appartenevano alla Massoneria, l'Italia di ieri, dove si poteva
stabilire un ridicolo raffronto fra il sindaco della capitale e
l'Uomo che sta al Vaticano. Noi siamo lontani con lo spirito da tutto
ciò. Qui è il segno della nostra giovinezza, qui il
segno del nostro coraggio, qui la certezza del nostro avvenire.
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