(segue) La politica estera al Senato
(20 maggio 1925)
[Inizio scritto]
E giacché sono in
argomento, vorrei che quanto ho avuto l'onore di esporre in questo
momento fosse un po' meditato in Austria. Il Governo austriaco è
correttissimo nei rapporti col Governo italiano e fa una politica di
amicizia, ma è penoso, specie ricordando le prove di
generosità offerte dall'Italia all'Austria, è penoso
assistere a certe campagne di stampa, è penoso udire ordini
del giorno con i quali si reclama quello che noi chiamiamo Alto
Adige, che tale deve restare perché noi consideriamo
irrevocabile la frontiera del Brennero che, dichiaro, il Governo
italiano difenderebbe a qualunque costo.
Può essere che la mia
esposizione sia un po' disordinata, data la rapidità e
concisione con cui questa discussione si è svolta.
Voglio toccare ancora un altro
argomento, un argomento di attualità assai viva: la questione
dei debiti.
L'Italia ha, in complesso, in
cifra tonda, circa 100 miliardi di lire carta di debito, di cui con
gli Stati Uniti circa 50. Non è vero che gli Stati Uniti
abbiano fatto un passo ufficiale per chiedere l'apertura di
trattative sull'argomento: almeno fino a questo momento in cui ho
l'onore di parlare innanzi a voi; è però vero che ci
sono state delle conversazioni — conversazioni non ufficiali e
nemmeno ufficiose — delle prese di contatto per vedere su quale
terreno si potrebbe incedere con il minor pericolo e col massimo
vantaggio.
Indubbiamente, onorevoli Senatori,
quando si pensa che noi nella grande guerra abbiamo avuto 632.000
morti, 400.000 mutilati, un milione di feriti, quando voi pensate che
2 milioni di italiani, di giovani italiani, hanno versato il loro
sangue — non metaforicamente versato! — per quella che
doveva essere la vittoria comune, voi sentite che nel fondo delle
vostre coscienze c'è qualche cosa che geme e che freme.
(segue...)
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