(segue) Fascismo e Sindacalismo
(31 maggio 1925)
[Inizio scritto]
«Il Gran Consiglio, presente
il Direttorio delle Corporazioni fasciste, prese in attento esame le
vicende di ordine sindacale culminate nello scorso mese di marzo
nello sciopero generale metallurgico in Lombardia, constata, a
confusione di tutti gli avversari, che il Sindacalismo fascista può
contare su forze imponenti anche fra le masse operaie urbane, come è
documentato irrefutabilmente dai seguenti fatti:
«1°) in tutte le città
della Lombardia, da Brescia a Varese, da Bergamo a Mantova, le
maestranze metallurgiche hanno abbandonato e ripreso il lavoro
obbedendo esclusivamente agli ordini delle Corporazioni;
«2°) nella stessa città
di Milano l'ordine di ripresa del lavoro dato dalle Corporazioni dopo
l'accordo con gli industriali, fu seguito da ben 5697 operai il primo
giorno, che salirono a 9748 nel secondo giorno, come stamparono gli
stessi fogli antifascisti, il che consigliò la «Fiom»
a non insistere in una battaglia già da essa clamorosamente
perduta;
«3°) nello stesso
periodo di tempo ed in quello immediatamente successivo le
Corporazioni fasciste stipularono concordati metallurgici
nell'Emilia, nel Veneto, nell'Umbria, nella Liguria ed altri
concordati nazionali in altre industrie interessanti centinaia di
migliaia di operai, nonché l'odierno concordato che interessa
tutti gli impiegati metallurgici di Lombardia.
«Ciò precisato, il
Gran Consiglio, mentre saluta con schietta solidarietà le
moltitudini operaie raccolte nelle Corporazioni, riafferma la
necessità del Sindacalismo fascista che deve non solo
migliorare le condizioni dei lavoratori manuali, tecnici ed
intellettuali, ma preparare la inserzione graduale ed armonica dei
Sindacati stessi nella vita dello Stato, onde le masse lavoratrici
siano sempre più un consapevole elemento di collaborazione per
la prosperità e la grandezza della Nazione.»
(segue...)
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