Ai Mutilati ed ai Ciechi di guerra
(26 ottobre 1925)
Il 26 ottobre
1925, S. E. il Capo del Governo presenziò alla posa della
prima pietra di un nuovo padiglione della Casa dei ciechi di Guerra
di Lombardia, dedicata alla memoria del cav. Alessandro Corba,
benefattore dell'istituzione. Nell'atrio della Casa, il Duce rivolse,
ai ciechi e ai mutilati, le seguenti parole:
Camerati! Compagni di trincea!
Poiché non mi è
possibile abbracciarvi tutti come vorrei, vi rivolgo poche parole di
saluto. Il mio saluto è cordiale e fraterno, poiché
prima di essere Capo del Governo io sono stato, io sono dei vostri ed
appartengo come invalido di guerra alla vostra gloriosa associazione.
Stamani abbiamo compiuto qui un'opera di solidarietà umana; ed
è pieno di significato e di intima suggestiva eloquenza il
fatto che, accanto al padiglione destinato ai ciechi di guerra, sorga
un padiglione destinato ai ciechi civili; è questo un fatto
che dimostra che la solidarietà umana e nazionale non è
una parola priva di senso.
Voi sapete, commilitoni, che il
Governo, ha fatto per voi, per tutti i mutilati e gli invalidi di
guerra quanto è possibile per cercare di alleviare le vostre
sofferenze. Soprattutto ha messo ben in alto il vostro sacrifizio ed
imposto che tutti gli italiani vi rispettino e vi considerino come
l'aristocrazia della nuova Italia, poiché voi, mentre altri
hanno dato soltanto parole, avete dato dei fatti, non avete soltanto
predicato, avete combattuto, avete sofferto, avete dato prove
tangibili ed indimenticabili del vostro spirito di sacrifizio, dei
vostri sentimenti di devozione alla Patria.
Vi rinnovo il mio abbraccio
fraterno associando due parole auguste: il Re e l'Italia.
(segue...)
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