Al popolo di Mantova
(25 ottobre 1925)
Il 25 ottobre
1925, inaugurandosi a Mantova il famedio per i Mantovani caduti in
guerra, il Duce pronunziò nella Piazza Virgiliana il seguente
discorso:
Camerati!
L'imponenza di questa adunata, il
mare senza confini di questa folla mi ricordano l'adunata di tre anni
fa a Napoli, quando quarantamila camicie nere ripetevano, con un
ritmo solenne ed indimenticabile, la parola fatidica: Roma!
Voi mi avete aspettato in silenzio
ed in disciplina durante tre anni. Qualcuno rileverà che io
pronuncio ancora un discorso. Rispondo che i miei non sono discorsi,
nel senso tradizionale della parola: sono allocuzioni, prese di
contatto tra la mia anima e la vostra, tra il mio cuore ed i vostri
cuori. I miei discorsi non hanno quindi nulla di comune con i
discorsi ufficiali e compassati pronunciati in altri tempi da uomini
in troppo funeree uniformi, uomini che non potevano parlare
direttamente al popolo perché il popolo non li comprendeva e
non li amava.
Voglio salutare voi, o mantovani,
figli di questa terra che ha dato nell'era antica il poeta
dell'impero, che nell'evo di mezzo fiorì nei suoi palagi di un
Rinascimento meraviglioso e che durante il Risorgimento offrì
alla Patria la primavera del martirio!
Questa tradizione di gloria non è
oscurata perché risplende ancora e vi fa militi devoti ed
ardenti della causa comune.
Camerati! Voi avete ascoltato gli
ordini dei vostri capi ai quali dovete obbedienza assoluta. Vi siete
presentati a me senza armi e senza bastoni. Ma ritenete voi di essere
disarmati? Voi non siete disarmati, se il vostro spirito è
armato, se la vostra fede è potente e la vostra disciplina
fermissima.
(segue...)
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