(segue) Dopo l'attentato Zamboni
(5 novembre 1925)
[Inizio scritto]

      Voi, ne son sicuro, non mi darete l'amarezza di leggere nelle cronache piccoli fatti che turberebbero questa magnifica manifestazione di popolo. Non li voglio e non li avrò.
      Se questo è il sentimento, se questo risponde ad un moto irrefrenabile del vostro spirito, eleviamoci dall'episodio trascurabile.
      Io comprendo perfettamente il vostro stato d'animo e la vostra indignazione. Non è nel giorno della Vittoria, nel giorno sacro a tutto il popolo italiano che si può pensare ad una azione abbominevole e nefanda.
      Ma noi, noi, ed io in prima linea, siamo disposti a continuare la nostra marcia inesorabilmente; rovescieremo tutti gli ostacoli, sieno quelli che ci verranno opposti dai gruppi politici come quelli che armassero il braccio dei criminali.
      Il regime è assiso ormai su di una base infrangibile.
      Voi sapete che si sta energicamente provvedendo per ripulire tutti gli ambienti infetti e per cauterizzare tutti i covi antinazionali. Ma questa è opera del Governo fascista, che oggi stesso, ha preso i provvedimenti che il caso esigeva ed altri ne prenderà.
      Ed ora, Camicie nere, voi riguadagnerete nel massimo ordine i gruppi dai quali siete partiti e rimarrete vigili. Obbedirete, perché bisogna obbedire.
      Questa manifestazione di popolo mi compensa della tristezza di un'ora. Continuiamo il nostro cammino. Nessuno ci può fermare, ed arriveremo, siatene sicuri, alle mete definitive.
      Viva il Fascismo! Viva l'Italia!