L'ordinamento dell'Esercito alla Camera
(29 gennaio 1926)
Alla Camera dei
Deputati, nella tornata del 29 gennaio 1926, discutendosi le sette
leggi fondamentali, per il nuovo ordinamento dell'Esercito, dopo
un'ampia relazione del Gen. Cavallero, Sottosegretario per la Guerra,
S. E. il Capo del Governo fece le seguenti dichiarazioni:
Onorevoli Colleghi!
Prendo la parola al termine di
questa discussione stringata e sobria come è nel nostro
costume, perché solo io posso — è la mia unica
responsabilità — dirvi talune cose. Ma prima voglio
rendere un alto elogio ai membri della commissione e in particolar
modo al generale Baistrocchi; voglio anche riaffermare il mio plauso
e la mia solidarietà al sottosegretario di Stato generale
Cavallero uno degli artefici della Vittoria del Piave e di quella di
Vittorio Veneto. A lui si deve in gran parte se le mie direttive
fondamentali hanno trovato una rapida, soddisfacente esecuzione.
Durante la discussione si è
delineato un dissidio sul quale io intendo manifestare la mia
opinione: gli esami. L'on. Di Giorgio ha affermato che dare un esame
è umiliante. Io dichiaro che è umiliante essere
bocciato all'esame. Ma poi aggiungo che la vita è un continuo
esame; anche le elezioni sono un esame. Cambiano soltanto gli
esaminatori. Qualche volta gli esaminatori sono gli uomini, qualche
altra volta sono le cose nella loro ferrea obbiettività,
talaltra il destino improvviso. Ma la vita è un esame
continuo. Bisogna sostenerlo, e lo devono sostenere anche gli
ufficiali, i quali hanno il compito sublime e tremendo di guidare gli
uomini al combattimento. Quando la Nazione affida i suoi figli ad
altri uomini deve avere piena fiducia in questi uomini.
Annunzio alla Camera, e quindi al
Paese, che i settantasei reggimenti di fanteria avranno sede al
completo nei capoluoghi di provincia. Che non si votino degli ordini
del giorno e non si facciano dei tridui nelle cattedrali e non si
organizzino processioni perché tutto ciò sarà
perfettamente inutile.
(segue...)
|