Risposta a Stresemann
(10 febbraio 1926)
Le dichiarazioni
del Duce alla Camera, in risposta all'interrogazione concernente il
discorso del Ministro bavarese Held, fecero profonda impressione in
Germania e provocarono un'immediata replica pronunciata da
Stresemann, Ministro degli Esteri, al Reichstag di Berlino, il 9
febbraio. La replica di Stresemann era prolissa, fiacca e demagogica;
ad essa rispose a sua volte il Duce con il seguente discorso,
pronunziato al Senato del Regno, nella tornata del 10 febbraio 1926:
Onorevoli Senatori!
Al lungo ed ondeggiante discorso
del signor Stresemann mi impone l'obbligo di una replica immediata,
che sarà netta e precisa, come il discorso che pronunciai
sabato scorso nell'altro ramo del Parlamento.
Discorso non improvvisato, ma
pazientemente — dico pazientemente — meditato, durante i
due mesi della ignobile gazzarra anti-italiana; discorso non
retorico; anzi, antiretorico all'estremo, ed il fatto che Stresemann,
lo abbia potuto interpretare in siffatta guisa dimostra ancora una
volta che Stresemann e molti tedeschi con lui, sono perfettamente
all'oscuro del profondo rivolgimento spirituale antiretorico
operatosi nella coscienza italiana contemporanea. Queste sono le
frangie del dibattito. Il fatto è che pochi discorsi hanno
avuta una più profonda ripercussione nell'animo italiano e
nell'opinione pubblica europea, di quello da me pronunciato. Segno è
che questa parola era necessaria per chiarire una situazione che
andava progressivamente intorbidandosi, e che avrebbe potuto sboccare
in avvenimenti di eccezionale gravità.
Il chiarimento è avvenuto.
Il contrasto è storicamente preciso; è il contrasto fra
il pieno diritto italiano e l'assurda pretesa germanica.
Ho appena bisogno di dire che
confermo nello spirito e nella lettera il mio precedente discorso,
non escluso l'accenno finale al tricolore sul Brennero, che il signor
Stresemann può interpretare come vuole, ma che gli italiani
interpretano nel senso che l'Italia non subirà mai violazioni
di quei trattati di pace che le garantiscono le frontiere conquistate
a prezzo durissimo di sangue.
(segue...)
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