(segue) Risposta a Stresemann
(10 febbraio 1926)
[Inizio scritto]

      Lo stesso governo fascista nei primi tre anni continuò «press'a poco» la politica di attesa e di indulgenza, ma fu pronto a cambiare vigorosamente questo atteggiamento, quando vide, nella primavera del 1925, gli enormi pericoli ai quali poteva andare incontro, in un avvenire più o meno immediato, il popolo italiano.
      Ma vi è un'affermazione nel discorso Stresemann che io debbo smentire nella maniera più formale: quella, cioè, che il Governo italiano abbia in qualsiasi modo e in qualsiasi tempo sollecitato un patto supplementare di garanzia per le frontiere del Brennero.
      La verità invece è che il Governo italiano non solo non ha sollecitato, ma ha scrupolosamente respinto ogni suggestione positiva in tale materia, prima e dopo Locarno; convinto come è, allo stato attuale, che la più solida garanzia del Brennero sta nella forza morale e materiale dei trattati del popolo italiano.
      Vengo ora con poche parole alla confutazione di talune minori affermazioni contenute nel discorso del signor Stresemann.
      Egli si è lagnato che io abbia dichiarato all'ambasciatore Neurath che il Governo italiano avrebbe risposto al boicottaggio con il contro-boicottaggio.
      E che cosa si pretenderebbe? Che l'Italia accetti passivamente il boicottaggio delle sue merci e lasci liberamente entrare le merci germaniche? Il signor Stresemann ha protestato contro quello che io ho detto a proposito dei turisti germanici. Riconfermo che siamo e resteremo un popolo ospitale, ma non tolleriamo che gli ospiti assumano le arie altezzose dei padroni e ci buttino in faccia il loro denaro come se l'Italia non avesse, per vivere, altre risorse. Molti tedeschi ignorano, forse, l'Italia dei campi, delle officine, dei cantieri, l'Italia che può vivere benissimo anche se nell'avvenire non un solo tedesco varcherà più le Alpi.

(segue...)