(segue) Risposta a Stresemann
(10 febbraio 1926)
[Inizio scritto]
Così io ho rispettato
Walter nel monumento e nella memoria, ma ho trovato grottesco l'idea
di farne un antagonista di Dante.
Non rinnego quello che io scrissi
nel 1920 sulle possibilità germaniche, ma l'Italia che io
rappresento in un regime che non è un episodio, ma un'epoca,
non si inchina più alla sufficienza ed alla boria di
chicchessia e non ammette amicizie se non sul piede della perfetta
parità politica e morale.
Quanto alla snazionalizzazione
dell'Alto Adige, l'on. Stresemann volutamente confonde la
snazionalizzazione che non si fa, coll'applicazione pura e semplice
delle leggi italiane.
Che nell'Alto Adige regnino la
violenza ed il terrore, come ha affermato nel suo discorso il primo
ministro Held, e come ha — sia pure in forma attenuata —
ripetuto Stresemann, è falso. Che la stampa tedesca abbia
mentito, lo dimostrano i voti dei maestri, degli albergatori, dei
mutilati allogeni alto-atesini che hanno — senza pressioni di
sorta — manifestata la loro simpatia al Governo italiano ed
espressa la loro indignazione contrade manovre e le fantasie di oltre
Brennero.
Ho appena bisogno di ripetere che
la nostra politica nell'Alto Adige — politica che io ho
chiamata della «romana equità» — sarà
continuata in quelle terre che — molto audacemente — si
vogliono chiuse nella cerchia della comunità culturale
germanica, mentre per noi l'Alto Adige è e rimarrà
sempre nella cerchia politica, storica, geografica, economica,
morale, italiana.
L'on. Stresemann ha promesso che
la Germania modificherà il suo atteggiamento nei confronti
delle minoranze allogene che sono nei confini del Reich. Prendo atto
per il futuro, ma oggi come oggi la verità è che i
tedeschi non tollerano scuole in lingua polacca nei territori dove
esistono minoranze polacche. E nemmeno dove esistono minoranze
danesi.
(segue...)
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