(segue) Risposta a Stresemann
(10 febbraio 1926)
[Inizio scritto]
Queste non sono minacce per le
quali valgano ambigui dilemmi di sorta; queste sono affermazioni di
dignità e di forza che i fatti non potranno mai smentire, come
è nel costume della nuova Italia, che troppi germanici rimasti
ai vecchi luoghi comuni hanno il grave torto di non conoscere ancora.
Onorevoli Senatori!
Nel vostro squisito senso di
responsabilità civile, voi sentite che la discussione di
questi giorni ha toccato questioni fondamentali. Fondamentale e
vitale è la questione non solo dell'intangibilità del
Brennero, che Stresemann — bontà sua — ci
riconosce giuridicamente in base ai trattati di pace, ma tutto il
resto che da quella intangibilità discende.
Voi ricordate che dal 1866 al 1915
la Nazione ha sofferto dell'assurdo vecchio confine trentino come di
un coltello nemico che dalle Alpi spingeva la sua lama fino alle rive
del Po. Questo confine è stato uno degli aspetti più
angosciosi del nostro dramma nazionale, interrotto nel '66, ripreso e
concluso felicemente nel 1918, con la Vittoria delle nostre armi.
Questa parola è definitiva.
Inviolabile. Ciò dicendo credo di essere veramente
l'interprete di tutto il popolo italiano.
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