(segue) L'ordinamento dell'Esercito, al Senato
(9 marzo 1926)
[Inizio scritto]
Ma sarà opportuno conoscere
l'opinione del generale Caviglia sull'argomento: «Il generale
Caviglia accenna alla sua esperienza di guerra ed ai comandi tenuti e
dice che non vede difficoltà nell'impiego della divisione sia
su quattro sia su tre reggimenti. Non crede che si possa fare una
discussione in via assoluta sulla convenienza di avere divisioni su
tre anziché su quattro reggimenti. L'efficienza di una
divisione, sia di quattro sia di tre reggimenti, dipende dal modo
come si impiega».
Io credo che il generale Caviglia
vorrà fare onore a queste sue dichiarazioni. Aggiungo che la
divisione ternaria è stata esperimentata nelle recenti manovre
del Canavese con esito ritenuto da tutti soddisfacente.
Non mi soffermo su altre questioni
e su altre critiche avanzate sull'argomento dell'Esercito, perché
il relatore onorevole Giardino le ha distrutte in modo
brillantissimo.
Vengo alla questione
dell'avanzamento. È giudizio unanime che una legge di
avanzamento è complicatissima perché deve prendere in
esame una infinità di casi e siccome non tutti i casi possono
esservi compresi, è evidente che una aliquota più o
meno modesta resta esclusa. Bisogna rassegnarsi a questa inevitabile
esclusione e pensare che la perfezione non è di questo mondo e
che d'altra parte gli uomini sarebbero assai imbarazzati, se
venissero interrogati sul concetto di perfezione e di perfettibilità.
Io vi prego di considerare,
onorevoli Senatori, che questa legge di avanzamento rappresenta un
progresso su tutte le leggi anteriori ed è stata studiata per
otto mesi consecutivi da una commissione nella quale era
rappresentato lo Stato Maggiore. Vi prego di considerare che mentre
con la vecchia legge il traguardo massimo era il grado di Capitano,
oggi il traguardo massimo per la grande maggioranza degli idonei è
il grado di tenente colonnello. Questo giova al morale dei quadri, il
quale morale dei quadri non può essere influenzato dagli
esami. Gli esami bisogna darli e li devono dare anche gli ufficiali
che hanno fatto la guerra; li devono dare perché la guerra
passata non è la parola definitiva in fatto di guerra; li
devono dare perché, pur tenendo conto delle attitudini
spiegate in guerra, ci sono altri coefficienti, che devono essere
considerati in tempo di pace e, del resto, è evidente che le
commissioni terranno conto del passato di guerra.
(segue...)
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