(segue) La legge sindacale
(11 marzo 1926)
[Inizio scritto]
Ma la dottrina e la tattica di
Gompers, in America, non erano l'espressione più egoistica, di
uno sciovinismo proletario portato a manifestazioni di esclusivismo
intransigente di fronte a tutti i popoli e a tutte le razze? E non si
assiste continuamente al fenomeno di lotta di operai di Francia e di
altri paesi contro la mano d'opera italiana? E ciò, anche se
la mano d'opera italiana oggi non si presta a compiere quella che nei
bei tempi si chiamava azione di crumiraggio?
La verità è questa:
che sono le classi più alte della società le prime ad
infrancesarsi, inglesizzarsi, ed americanizzarsi, a prendere i
costumi degli altri popoli, spesso la psicologia, molto spesso i
difetti.
Le classi umili, quelle che sono
radicate alla terra, quelle che sono ancora sufficientemente barbare
per non apprezzare tutti i vantaggi del cosiddetto «comfort»
moderno sono quelle che restano attaccate disperatamente alla loro
Patria di origine.
Altro punto del sindacalismo
fascista: il riconoscimento della funzione storica del capitale e del
capitalismo. Qui siamo nettamente antisocialisti. Secondo la dottrina
socialista il capitale è il mostro, il capitalista è
l'aguzzino, il vampiro. Secondo la nostra dottrina, tutto ciò
è della cattiva letteratura; poi che il capitalismo, con le
sue virtù o con i suoi difetti, ha dinanzi a sé alcuni
secoli di esistenza; tanto è vero che là dove lo si era
abolito anche fisicamente, là ritorna.
Falsa era la concezione del
socialismo che impersonava il capitalismo in determinati individui e
dava ad intendere che questi individui godevano di sfruttare il
povero proletariato. Tutto ciò è ridicolo. I
capitalisti moderni sono dei capitani di industria, dei grandissimi
organizzatori, uomini che hanno e devono avere altissimo senso di
responsabilità e civile ed economica, uomini dai quali
dipendono il destino e il salario e il benessere di migliaia e decine
di migliaia di operai.
(segue...)
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