(segue) La legge sindacale
(11 marzo 1926)
[Inizio scritto]

      Che cosa possono chiedere questi uomini? Il successo della loro industria è il successo della Nazione. I godimenti individuali? Ma c'è una legge ed è questa: che è possibile di accumulare delle ricchezze all'infinito, ma la possibilità di goderle è limitata.
      Una delle cose più burlesche della letteratura socialista era quella di far credere che la felicità degli uomini dipendesse esclusivamente dal soddisfacimento più o meno completo dei loro bisogni materiali; e questo è assurdo. Il capitalismo ha una funzione che il sindacalismo fascista riconosce in pieno.
      Così pure il sindacalismo fascista si rende conto che il tutto è legato ai destini della Nazione; che se la Nazione è potente, anche l'ultimo degli operai può tenere alta la fronte; se la Nazione è impotente e disorganizzata, se la Nazione è abitata da un piccolo popolo, disordinato, tutti ne risentono le conseguenze e tutti devono assumere un'aria di umiliazione di rassegnazione come è stato per venti e più anni in Italia.
      Collaborazione di classe: altro punto fondamentale del sindacalismo fascista. Capitale e lavoro non sono due termini in antagonismo, sono due termini che si completano; l'uno non può fare a meno dell'altro, e quindi devono intendersi, ed è possibile che s'intendano. Lo dico, perché ho l'esperienza di tre anni di governo. Tutte le crisi di ordine sindacale, che si sono avute in questi anni, hanno avuto la loro soluzione quasi sempre a Palazzo Chigi, attraverso la conciliazione degli interessi. Certo è che lo Stato si assume dei grandi compiti; ma nel discorso della Scala io ho dichiarato che nella mia concezione, nella concezione del Fascismo, tutto è nello Stato, nulla fuori dello Stato, e soprattutto, nulla contro lo Stato. Oggi noi veniamo a controllare le forze dell'industria, tutte le forze della banca, tutte le forze del lavoro. Il compito è arduo, ma l'esperienza ci conforta e dà a noi stessi la fiducia che l'esperimento riuscirà. Perché il clima storico è cambiato. Riuscirà perché le masse vanno educandosi, perché noi le educheremo, migliorandole qualitativamente, selezionando i quadri, respingendo gli indegni, espellendo i poltroni. Tutto ciò non può essere fatto in un giorno, ma l'importante è che ciò esista e sia applicato.

(segue...)