Al Settimo Congresso di Chirurgia
(7 aprile 1926)


      Il 7 aprile 1926, un nuovo attentato - dovuto questa volta all'atto insano di una demente - doveva turbare l'atmosfera serena di quei giorni, poco dopo l'alta celebrazione di Villa Glori, mentre il Duce recava la sua parola suscitatrice agli scienziati.
      S'inaugurava quella mattina, alle ore 9,30' il settimo Congresso Internazionale di Chirurgia: la seduta inaugurale si era svolta in Campidoglio, nella Sala degli Orazi e Curiazi, con un elevato discorso del Duce.
      All'uscita dalla cerimonia, una squilibrata, Violetta Albina Gibson, irlandese, nubile cinquantenne, sparò all'improvviso un colpo di rivoltella contro il Duce, che fu ferito leggermente al naso. Egli rimase impassibile, in mezzo alla generale commozione, e il giorno dopo - senza modificare d'un solo minuto le attività da Lui prestabilite - partiva per la Tripolitania con la R. Nave «Cavour». L'attentatrice risultò una squilibrata e non seppe trovare alcun motivo chiaro al suo gesto insano.
      Prima dell'attentato, il Duce aveva pronunziato di fronte ai Chirurghi riuniti a congresso, il seguente discorso:

      Porto il saluto del Governo italiano agli insigni maestri di quell'arte del ferro chirurgico in cui la scienza medica seppe trovare, attraverso i secoli, una delle sue maggiori e più gloriose conquiste. Il vocabolo che designa la vostra arte, signori, non dice di questa arte tutta la portata ideale ed il valore umano. Alle sue radici greche «chirurgia» non ha che un modesto significato: «lavoro della mano».
      Ma le più luminose virtù dell'intelligenza e le più profonde energie del carattere devono guidare e sorreggere codesta mano nell'opera per cui, ogni giorno più vittoriosamente, le vostre lame precise contendono al non invincibile male la minacciata vita degli uomini.

(segue...)