(segue) La spedizione del «Norge»
(18 maggio 1926)
[Inizio scritto]
Si può dire che la
preparazione ebbe inizio sin da quando si pensò al mezzo aereo
per l'esplorazione polare; perché sino d'allora il colonnello
Nobile aveva studiato le possibilità d'impiego del dirigibile
semirigido di tipo italiano per la conquista del Polo. A questi suoi
studi si deve se la richiesta di acquisto del nostro «N. 1»
fatta da Amundsen negli ultimi giorni di luglio u. s. poté
essere accolta immediatamente dal Ministero dell'Aeronautica, non
solo per la grandezza e la serietà dell'impresa, ma anche
perché alla piena consapevolezza dell'impegno e della grave
responsabilità che l'Aeronautica italiana si assumeva in
cospetto del mondo intero, andava unita la certezza che una volta di
più l'Italia avrebbe fatto onore alla sua firma. Con uguale
prontezza veniva stipulata la convenzione firmata poi il 1°
settembre in Roma da Amundsen e da me, nella quale si stabilivano la
cessione del dirigibile alla Norvegia, le condizioni tecniche del suo
approntamento, la formazione dell'equipaggio di cui il comandante e
la massima parte del personale di manovra dovevano essere italiani,
come italiani dovevano essere i comandanti delle basi a terra di Oslo
Vadso e dello Spitzberg. Da allora ebbe inizio nello stabilimento
aeronautico di Roma il grandioso lavoro di trasformazione e di
adattamento del dirigibile di tipo italiano al grande viaggio polare
nonché la organizzazione ed allestimento delle basi di
appoggio; lavoro intenso, febbrile ma accuratamente eseguito sotto la
direzione del colonnello Nobile; lavoro al quale parteciparono le
maestranze tutte, con alto senso di civismo e con assidua diligenza
nell'esecuzione.
La fiducia nel successo pieno
dell'impresa non venne mai meno un istante solo, neppure quando
lettere, opuscoli ed articoli sulla stampa, specialmente estera,
tentavano di dimostrare che l'impresa non era solo ardita ma
piuttosto temeraria e quasi inattuabile. Ad esempio un giornale
straniero stampava in dato 8 maggio: «La spedizione Amundsen
perde ogni giorno più del primitivo splendore: aumentano le
difficoltà ed aumenta il numero dei pessimisti i quali hanno
sempre fatto osservare che l'aeronave è troppo piccola e
l'equipaggio troppo numeroso». Il risultato del volo invece ha
provato in modo indiscutibile la bontà del nostro dirigibile,
completamente ideato e costruito dalla nostra Aeronautica. Ma la
perfezione del mezzo impiegato a ben poco avrebbe servito se esso non
fosse stato affidato a un ottimo personale di manovra.
(segue...)
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