Al popolo di Pisa
(25 maggio 1926)


      Il giorno seguente, 25 maggio 1926, il Duce giunse a Pisa da Genova alle ore 9 antimeridiane, e nella mattinata - dopo aver presenziato al rito solenne per lo scoprimento del restaurato pergamo di Giovanni Pisano - parlò in Piazza del Duomo, dal balcone dell'Ospedale, al popolo acclamante.

      Camicie Nere!
      Quando il capo del Fascismo della vostra provincia venne a Roma, per invitarmi nella vostra città, fu di una somma discrezione, mi disse che avrei potuto visitare Pisa senza nemmeno aver bisogno di pronunciare un discorso! Invece sono proprio io che desidero parlarvi.
      Prima di tutto perché rare volte può accadere nella vita di un uomo di parlare in questa meravigliosa piazza, una delle cose più divine del mondo; poi io penso che se voi tornaste ai vostri paesi senza avere udito la mia voce, forse una piccola punta di delusione resterebbe nel vostro cuore.
      (Grida della folla: «È vero! È vero!»).
      Io venni a Pisa per inaugurare un'opera incomparabile di arte e di fede, per assistere al prodigio di una risurrezione. Il Fascismo non è nuovo a questi spettacoli: e non solo risuscita monumenti stupendi del passato, egli ha risuscitata l'anima della Nazione, la proietta verso l'avvenire.
      Venni qui anche per manifestarvi il mio plauso e il mio compiacimento per la vostra disciplina e il vostro contegno. Il Governo nazionale prese dei provvedimenti che potevano ferirvi e vi ferirono. Voi li accettaste con alto senso di disciplina civica e deste uno spettacolo mirabile a tutto il paese. Ora potete essere tranquilli, perché tutto è definito.
      (Una voce del pubblico urla: «L'opposizione è morta!»).

(segue...)