(segue) Al popolo di Pisa
(25 maggio 1926)
[Inizio scritto]

      Da un pezzo, ed è morta così male che non ci volle nemmeno un funerale di terza classe.
      Ma non intendevo alludere alle larve di un passato che non torna. Volevo invece dire dei bisogni vostri a cui il Governo verrà spontaneamente incontro.
      Volevo dirvi che per voi il tempo dei sacrifici è passato.
      Io desidero anche ringraziarvi per lo spettacolo di disciplina che mi offrite. Ieri ero nella Dominante, fra uomini di mare, grandi mercanti audaci, grandi industriali, e mi sentivo intorno spirare un soffio di potenza: ma oggi in tutta Italia e anche fra voi spira questo soffio di potenza e tutti gli italiani si sentono e si mostrano pronti a lottare perché questa potenza senza limiti si realizzi.
      È il Fascismo che ha compiuto il miracolo.
      (Voci dalla folla: «Siete voi, Duce!»).
      È il Fascismo che ha rifoggiato il carattere degli italiani, scrostando dalle nostre anime ogni scoria impura, temprandolo a tutti i sacrifici, dando al volto italiano il suo vero aspetto di forza e di bellezza.
      Oggi è risorta la vera Italia! Nel consesso delle nazioni l'Italia ha il suo aspetto, che può essere più o meno amato o odiato, ma che è temuto e rispettato e tutto questo perché c'è un Governo cosciente che ha saputo compiere l'opera. Per le glorie d'oggi e per quelle avvenire siamo pronti a tutto.
      (Voci unanimi: «Sì! Sì!»).
      Voi lo sentite, o Camicie Nere pisane, che andiamo incontro a tempi di grandezza. Vi sentite pronte?
      (La moltitudine come un solo uomo a gran voce urla: «Sì! Sì!»).

(segue...)