(segue) Al popolo di Prato
(25 maggio 1926)
[Inizio scritto]
(Una voce nella folla: «C'era
qualche bigio!»).
Può darsi. In una massa di
migliaia di uomini c'è sempre qualche bigio e cioè
qualche spirito incerto e crepuscolare. Tanto più io volli
affermare dinanzi a quei lavoratori instancabili, che il Fascismo è
invincibile e che il regime è incrollabile.
Quando ebbi finito, tutta la massa
dei portuali ebbe uno slancio unanime di fervore e di entusiasmo.
Ognuno aveva inteso e la fede di tutti fu rinfrancata, temprata.
Questo, quantunque non ce ne sia
minimamente bisogno, ripeto a voi.
Il regime fascista non ha solo
forze smisurate, quali mai nessun Governo ebbe, in nessuna parte del
mondo, in terra, in mare, in aria, ma anche la forza potente degli
spiriti, una forza quasi direi commovente. Grazie al Fascismo oggi il
popolo italiano ha fatto il prezioso acquisto del senso della
disciplina, del senso della gerarchia, del senso della responsabilità
ed il Fascismo vuole che questi tesori, che sono elementi essenziali
della grandezza nostra, presente e futura, siano gelosamente
conservati.
Sono sicuro che questo linguaggio
vi è cognito, come sono sicuro che qualunque cosa accada, a
qualsiasi aspro cimento la Patria possa essere chiamata, basterà
una mia parola d'ordine perché il popolo — e voi,
cittadini pratesi, Camicie nere, per primi — si formi in
battaglioni per lottare e, se è necessario, morire per la
grande Italia.
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